Confindustria Vicenza

Sciopero generale, Favero: "Lunare fermare il paese in questo momento. Serve responsabilità"

Il Vicepresidente di Confindustria Vicenza: "Certe sigle non tengono conto della realtà del paese che deve sostenere il lavoro, non le pensioni".

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La dichiarazione del Vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle Relazioni Industriali Alberto Favero in merito allo sciopero generale annunciato da CGIL e UIL per il prossimo 16 dicembre:
 

“A Vicenza siamo stati in grado di recuperare e superare i livelli di produzione pre-covid già nel terzo trimestre di quest’anno grazie ad uno sforzo incredibile di tutti coloro che lavorano nelle imprese manifatturiere.

Ora, però, tra nuove varianti e recrudescenza del virus e soprattutto a causa dei costi folli delle materie prime e dell’energia, senza contare gli incagli della logistica internazionale, si rischia di vanificare tutto.

In concreto: ci sono aziende dell’automotive che son tornate in CIG perché, a causa della mancanza di materiali, le case automobilistiche non riescono a produrre un numero congruo di auto; ci son aziende chimiche che hanno sospeso la produzione perché il costo dell’energia non è, in questo momento, sostenibile.

In questo contesto è lunare pensare che il paese si fermi per uno sciopero generale.

Neanche noi siamo soddisfatti di quanto proposto in legge di bilancio sul taglio delle imposte, perché abbiamo visto ritornare in auge quelle logiche di spartizione delle risorse alle varie conventicole di riferimento dei partiti. Ma di questo si discute e si lavora sui tavoli di confronto, che pure i sindacati hanno avuto. E più di una volta.

Invece pare che qualche sigla voglia banalmente partecipare a questa spartizione senza tener conto della realtà della situazione del paese che deve puntare a sostenere il lavoro, non le pensioni.

Uno sciopero generale non è solo un danno economico, ma è anche un segnale negativo del paese che diamo a noi stessi e ai nostri partner europei e internazionali.

Una sigla, seppur anch’essa critica nei confronti del Governo, ha almeno dimostrato senso di responsabilità non aderendo ad uno sciopero che, in questo momento storico, è ingiustificabile.

Purtroppo, si stanno ripetendo quei riti che vediamo anche all’interno delle nostre aziende in cui determinate sigle, per motivi di mera propaganda, dimenticano che questo dovrebbe essere il momento della responsabilità in cui si fa tutti un passo indietro per lavorare insieme.

Nelle fabbriche, come nel paese, ci vuole meno conflitto, meno attenzione agli interessi corporativi e più attenzione agli interessi strategici dell’economia e del Paese, più propensione a svolgere un ruolo partecipativo e non solo rivendicativo.

Stiamo attraversando una fase decisiva per il futuro non solo dell’Italia, ma del resto d’Europa e quindi – come in tutte le fasi di grandi cambiamenti – è necessaria una condivisione di intenti.

Il nostro Paese ha bisogno di tecnologia, produttività, crescita e un grande intervento coraggioso sul cuneo fiscale: stiamo invece assistendo al solito assalto alla diligenza per le pensioni a favore di lavoratori già privilegiati (dimenticando come sempre i giovani) o per il reddito di cittadinanza”.



Photo by Mikael Blomkvist on Pexels

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