Confindustria Vicenza

In giugno il fatturato cala del 24,5%. A luglio previsti ammortizzatori per il 13% dei dipendenti

Questi alcuni dei risultati della quarta indagine di Confindustria sugli effetti della pandemia sulle imprese.

VI31484 | Credito e finanza

L’8 luglio Confindustria ha avviato una quarta indagine sugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane.

In allegato è possibile scaricare il pdf con i risultati del lavoro presentati in modo comparato con quelli raccolti a maggio, subito dopo la riapertura di molte aziende.
 
Segue una sintesi dei principali dati raccolti:
 
• Si è registrato un miglioramento rispetto all’indagine precedente, seppure il quadro rispetto al 2019 resti negativo: in termini di fatturato la perdita media di giugno rispetto allo stesso mese del 2019 è stata del -24,5% (da -48,4% di aprile); mentre in termini di ore lavorate del -17,6% (da -46,3%).
In alcune regioni il calo rispetto all’anno precedente resta molto sopra la media, per esempio in Toscana (-37,7% per il fatturato e -27,9% per le ore lavorate).

• Continua ad aumentare il numero di aziende aperte: l’85,2% delle imprese intervistate ha riaperto totalmente (in maggio erano il 73,8%) mentre il 12,9% lo ha fatto solo in parte (da 20,3%). Le aziende ancora chiuse sono l’1,6% (da 5,9%).

• I dipendenti inattivi si attestano al 17,7%, in riduzione rispetto al 28,5% registrato nell’indagine precedente. L’utilizzo del telelavoro è diminuito, attestandosi al 19,2% dei dipendenti totali delle aziende intervistate (da 29,2%).
Il numero dei dipendenti inattivi varia di regione in regione (con un picco del 48,1% in Campania) e di settore in settore (con un picco dell’87,7% per i servizi di alloggio e ristorazione).
Effettuando un focus sulla manifattura, a fronte di una media del 10,4% di dipendenti che restano inattivi, si nota come tra i settori che stentano maggiormente a ripartire compaiano il comparto tessile (19,5%) e quello della carta (23,9%).

• In calo, seppure resti elevato, il numero dei dipendenti delle aziende intervistate che potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.): il 13,0% in luglio da 37,6% in maggio.
Anche in questo caso si rilevano variazioni regionali importanti con picchi del 30,9% in Piemonte e del 23,0% in Toscana.

• Dall’analisi delle risposte qualitative risulta chiaro il bisogno di ulteriore sostegno per le imprese da parte delle istituzioni.
È auspicabile che vi siano ancora provvedimenti per facilitare l'accesso alla liquidità e al credito, ma anche un alleggerimento della fiscalità o almeno un rinvio delle scadenze al 2021.
Si richiede anche un prolungamento degli ammortizzatori sociali e di altre misure per rilanciare la domanda.

• L’applicazione dei protocolli sanitari ha fatto sì che ci sia stato un aumento dei costi mensili sostenuti in media per lavoratore pari a 125 euro.

• Per reagire alla crisi le strategie introdotte più frequentemente dalle imprese sono la riduzione dei costi fissi (scelta dal 23,5%) e l’ampliamento dei target di mercato (17,9%).



Photo by Reproductive Health Supplies Coalition on Unsplash

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