Confindustria Vicenza

Il mercato del credito in provincia di Vicenza: a sei mesi da inizio pandemia prevale l'incertezza

La ricerca è stata focalizzata sulla verifica degli impatti dell'emergenza sanitaria e sul ricorso agli strumenti di supporto finanziario

VI31481 | Credito e finanza

Da oltre 10 anni l'Area Credito e Finanza di Confindustria Vicenza effettua un'indagine che fotografa la situazione del mercato del credito in provincia e le dinamiche dell’andamento del rapporto banca-impresa.

L’indagine per l’anno 2020 si doveva svolgere nei mesi primaverili ma lo scoppio della pandemia Covid-19 ha fatto saltare lo schema previsto. Le imprese si sono trovate nel mezzo di una situazione imprevista, con blocchi nella possibilità di operare e conseguenti pesanti impatti sulla situazione finanziaria.

L’indagine è stata perciò posticipata ed è stata focalizzata sulla verifica degli impatti e sull’utilizzo, da parte delle aziende, degli strumenti di supporto finanziario messi in campo dal Governo tramite il sistema bancario.

La rilevazione è stata condotta negli ultimi giorni del mese di giugno 2020 ed ha avuto la collaborazione attiva di 262 imprese associate, proporzionalmente ripartite tra i diversi settori di attività e le varie classi dimensionali.

Il documento completo dell'indagine è disponibile per il download nell'area Centro Studi del portale confindustria.vicenza.it, di seguito si riporta il commento realizzato dall'Area Credito e Finanza.

La particolarità del contesto economico al cui interno è stata condotta l’indagine suggerisce molta prudenza nel commentare i risultati - si sottolinea nella nota di commento all'indagine. A sei mesi dalla diffusione della pandemia Covid-19 a livello globale, e dopo alcuni mesi di lockdown, prevale nettamente un sentiment di incertezza sulle prospettive della domanda mondiale, con conseguente e molto diffusa previsione di un calo di fatturato per tutto l’anno 2020.

Comunque, le indicazioni che emergono dall’indagine permettono qualche riflessione su alcune dinamiche, anche di prospettiva, in atto nel tessuto industriale vicentino. In primo luogo, possiamo notare che la buona situazione
finanziaria che avevamo rilevato dall’indagine 2019 sui rating di bilancio delle imprese associate sta facendo da “cuscino” e contribuisce ad attutire il primo impatto della crisi. Da notare, in questo senso, che ben tre aziende su quattro hanno aiutato la filiera e concesso dilazioni o proroghe di pagamento ai propri clienti, facendo loro in qualche modo anche da banca.

È chiaro, peraltro, che in questo contesto vengono amplificate le fragilità che erano già presenti nella struttura finanziaria di quelle imprese, circa il 20%, che avevano problemi di bancabilità e difficoltà nel sostenere il pagamento del debito. Questa fascia di imprese coincide con quella che esprime dubbi circa l’attuale possibilità di coprire il proprio fabbisogno finanziario a 12 mesi. Su queste posizioni, naturalmente, sarà molto importante che la ripartenza sia abbastanza robusta e che garantisca flussi tali da poter affrontare senza grossi affanni le fragilità della struttura finanziaria.

Da sottolineare con interesse, soprattutto in una prospettiva di rientro/riequilibrio del debito, che circa un quarto delle imprese considera la possibilità di aprire il proprio capitale ad investitori finanziari esterni.

Una ricaduta duratura sul proprio business viene evidenziata da oltre l’80% delle aziende: è chiaro che la pandemia sanitaria ha introdotto un momento di riflessione e di ripensamento sui percorsi futuri di sviluppo, anche se al momento questi impatti vengono rilevati soprattutto con riferimento ai comportamenti dei consumatori finali e sulle nuove difficoltà ad approcciare la domanda dei mercati esteri (c.d. deglobalizzazione).

Qualche segnale viene dato anche in termini di diversificazione verso nuove aree di business e qualche primo impatto viene anche registrato con riferimento alla struttura ed alla organizzazione della supply chain. Si tratta però di prime indicazioni che meriteranno ulteriori approfondimenti, anche in relazione all’evoluzione della pandemia a livello globale.

Per quanto riguarda l’utilizzo degli strumenti a supporto della liquidità, che sono stati messi in campo dal Governo tra marzo e aprile 2020, possiamo senz’altro rilevare un diffuso utilizzo della moratoria delle rate dei mutui e una ampia richiesta dei nuovi finanziamenti con garanzia statale gratuita.

Complessivamente poco utilizzata una delle possibilità previste nel Decreto Cura Italia, quella riferita al blocco delle revoche da parte delle banche sui fidi commerciali, probabilmente a seguito di una non immediata chiarezza della norma e di iniziative attivate autonomamente dalle banche.

Per quanto riguarda i nuovi finanziamenti previsti dal Decreto Liquidità abbiamo avuto conferma dell’interesse delle aziende per la garanzia pubblica, che apre la possibilità di portare nuova finanza nelle imprese. Abbiamo rilevato, comunque, che non si tratta di finanziamenti agevolati (ad eccezione di quelli fino a 30.000 euro che hanno un tasso calmierato): i costi di istruttoria ed i tassi applicati sono risultati di mercato e non sembrano aver valorizzato la presenza della garanzia pubblica al 90%. Sulla durata dei nuovi finanziamenti, inoltre, ci saremmo aspettati una maggiore vicinanza ai limiti massimi temporali previsti dal Decreto (72 mesi, con 24 di pre-ammortamento).

Infine, un commento su come le imprese hanno valutato il comportamento delle banche nel dare attuazione al Decreto Liquidità. Subito dopo l’approvazione del decreto (aprile 2020), anche sulla base di una forte spinta emotiva determinata dall’emergenza e dal lockdown, avevamo registrato numerose criticità. Per questo abbiamo voluto aspettare la fine del mese di giugno per verificare un primo consolidamento della situazione. Il giudizio medio espresso si è così attestato su valori sostanzialmente intermedi tra il positivo ed il negativo, evidenziando un certo recupero di immagine e di operatività da parte delle banche nell’ultimo periodo. Anche in questo caso si renderà necessario un nuovo monitoraggio nei prossimi mesi, anche per capire come il sistema bancario valuterà e gestirà il prevedibile assestamento dei rating/merito creditizio delle imprese a seguito della crisi pandemica.



Photo by Juhasz Imre on Pexels

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