Confindustria Vicenza

154^ indagine congiunturale - IVTRIMESTRE 2021

Produzione +10,9% - mercato interno +10,3%- export UE +10,3% - export EXTRA UE +14,1%

CS028 | Credito e Finanza

PRODUZIONE
La 154° indagine congiunturale condotta da Confindustria Vicenza conferma, nel periodo ottobre-dicembre 2021, la prosecuzione della fase espansiva della produzione delle imprese manifatturiere vicentine rispetto alle profonde flessioni causate nel 2020 dalla pandemia. Nel 4° trimestre 2021 la produzione è aumentata del 10,9% rispetto allo stesso periodo del 2020, che ricordiamo fu influenzato dall’andamento della pandemia e dalle difficoltà operative di molte attività produttive (-1,9% fu il calo produttivo registrato). Il livello produttivo pre-covid risulta così già ampiamente superato: l’indice medio annuale della produzione nel 2021 ha superato infatti il livello del 2019 e si colloca poco al di sotto del massimo storico registrato nel 2007.

Il 66% delle aziende dichiara aumenti della produzione, a fronte del 10% delle ditte che evidenzia invece una flessione; il saldo di opinione è così pari a +56 (+52 nel precedente trimestre; -9 nel 4° trimestre dello scorso anno). Il numero di aziende che denuncia un livello produttivo insoddisfacente è pari al 22% del totale (21% nel precedente trimestre, 41% un anno fa).

MERCATO INTERNO & EXPORT
Per quando riguarda il mercato interno il fatturato risulta ancora in aumento (+10,3%), confermando una buona ripartenza della domanda interna.
Il risultato positivo più significativo è stato registrato dalle esportazioni verso i paesi extra europei, con un fatturato che è aumentato del 14,1% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Anche l‘export UE ha fatto comunque registrare un buon incremento (+10,3%).

ORDINI
Si conferma su buoni livelli anche la situazione degli ordini. La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 24%, aumenta per il 66% mentre cala per il 10% delle aziende (saldo pari a +56, contro il +58 del trimestre precedente); il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 30% dei casi.

LIQUIDITÀ E INCASSI
Molto contenuta, ma in lievissimo aumento, la percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità (11%, rispetto al 9% del trimestre precedente), e risulta pressoché stabile anche la percentuale di imprese che lamenta ritardi negli incassi (12%).

OCCUPAZIONE
Nel trimestre ottobre-dicembre 2021 l’occupazione segna ancora un aumento del numero di addetti pari al 2,5%. Il 48% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 40% l’ha aumentato, mentre l’11% ha ridotto la propria forza lavoro.

PREZZI
Si conferma molto difficile e carica di preoccupazione la situazione dei prezzi e degli approvvigionamenti delle materie prime.
Anche nel 4° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono decisamente aumentati (+29,5%), e l’incremento ha toccato sostanzialmente tutte le imprese (95%).
Il 79% delle aziende è riuscita ad intervenire sui prezzi di vendita dei prodotti finiti, con un incremento medio del +11,3%. Questo dato segnala il tentativo delle imprese di difendere i margini ma, naturalmente, a livello macroeconomico aumenta le preoccupazioni legate al futuro andamento dell’inflazione.

ENERGIA
Secondo il Centro Studi di Confindustria la produzione industriale italiana è stimata in diminuzione a gennaio 2022. La contrazione è dovuta al caro-energia e al rincaro delle altre commodity che comprimono i margini delle imprese e, in alcuni casi, stanno rendendo non più conveniente produrre.
In relazione all’aumento del costo dell’energia per le aziende manifatturiere vicentine, nell’ultimo trimestre:
-    Il 9% delle aziende non ha registrato aumenti;
-    Il 38% ha registrato un aumento fino al 25%;
-    Il 27% ha registrato un aumento tra il 25% e il 50%;
-    Il 13% ha registrato un aumento tra il 50% e il 75%;
-    Il 6% ha registrato un aumento tra il 75% e il 100%
-    Il 6% ha registrato un aumento oltre il 100%.
Per il 66% delle aziende vicentine l’aumento del costo dell’energia non ha avuto al momento ripercussioni sulla produzione. Per il 24% delle aziende il caro energia ha comportato una riduzione entro il 10%, per il 7% una riduzione tra il 10% e il 50%, perl’1,5% degli intervistati il blocco della produzione. 

DATI NAZIONALI (CSC)
Nel 4° trimestre del 2021, la produzione industriale italiana starebbe proseguendo il trend di crescita già osservato nel corso dell’anno, anche se con un passo meno sostenuto. Gli incrementi in ottobre (+0,1%) e novembre (+0,2%) implicherebbero una variazione trimestrale acquisita dello 0,2%, un ritmo più contenuto di quanto osservato nei primi tre trimestri (rispettivamente +1,5%, +1,2% e +1,0%). Le ragioni di tale dinamica sono riconducibili in parte ad un fisiologico rallentamento (l’Italia è quella che tra le grandi economie europee a settembre si posizionava meglio rispetto al periodo pre-pandemia, +1,5% rispetto a febbraio 2020, mentre Germania e Spagna non hanno ancora chiuso il gap produttivo), in parte all’emergere di fattori limitativi della produzione, quali la scarsità di alcune componenti e materie prime, al maggior ricorso alle scorte di magazzino, al rallentamento produttivo dei principali partner commerciali e al maggior grado di incertezza. 
Gli indicatori congiunturali hanno continuato a segnalare una dinamica espansiva dell’attività nell’industria, e in crescita sia in ottobre che in novembre: la fiducia delle imprese manifatturiere è salita in modo rilevante tra ottobre e novembre, per via del miglioramento dei giudizi e delle attese sui livelli di produzione e sugli ordini. In calo, invece, quella delle imprese dei servizi di mercato. Nonostante il grado di utilizzo degli impianti da parte delle imprese manifatturiere nel 3° trimestre abbia raggiunto il valore più alto dal dicembre 2018 (78,1%), la scarsità di manodopera, l’insufficienza di materiali, l’aumento dei costi di esportazione e l’allungamento dei tempi di consegna sono stati percepiti come elementi di crescente ostacolo alla produzione. Il recente forte incremento dei prezzi alla produzione di ottobre (+7,1% di cui +9,4% sul mercato interno), potrebbe esacerbare le tensioni dal lato dell’offerta tra la fine del 2021 e il primo trimestre del 2022.

Scarica l'Indagine Congiunturale del 4° trimestre 2021 -

LIV - LEADING INDICATOR VICENZA
Nel 4° trimestre del 2021, la produzione industriale italiana starebbe proseguendo il trend di crescita già osservato nel corso dell’anno, anche se con un passo meno sostenuto. Gli incrementi in ottobre (+0,1%) e novembre (+0,2%) implicherebbero una variazione trimestrale acquisita dello 0,2%, un ritmo più contenuto di quanto osservato nei primi tre trimestri (rispettivamente +1,5%, +1,2% e +1,0%). Le ragioni di tale dinamica sono riconducibili in parte ad un fisiologico rallentamento (l’Italia è quella che tra le grandi economie europee a settembre si posizionava meglio rispetto al periodo pre-pandemia, +1,5% rispetto a febbraio 2020, mentre Germania e Spagna non hanno ancora chiuso il gap produttivo), in parte all’emergere di fattori limitativi della produzione, quali la scarsità di alcune componenti e materie prime, al maggior ricorso alle scorte di magazzino, al rallentamento produttivo dei principali partner commerciali e al maggior grado di incertezza. 
Gli indicatori congiunturali hanno continuato a segnalare una dinamica espansiva dell’attività nell’industria, e in crescita sia in ottobre che in novembre: la fiducia delle imprese manifatturiere è salita in modo rilevante tra ottobre e novembre, per via del miglioramento dei giudizi e delle attese sui livelli di produzione e sugli ordini. In calo, invece, quella delle imprese dei servizi di mercato. Nonostante il grado di utilizzo degli impianti da parte delle imprese manifatturiere nel 3° trimestre abbia raggiunto il valore più alto dal dicembre 2018 (78,1%), la scarsità di manodopera, l’insufficienza di materiali, l’aumento dei costi di esportazione e l’allungamento dei tempi di consegna sono stati percepiti come elementi di crescente ostacolo alla produzione. Il recente forte incremento dei prezzi alla produzione di ottobre (+7,1% di cui +9,4% sul mercato interno), potrebbe esacerbare le tensioni dal lato dell’offerta tra la fine del 2021 e il primo trimestre del 2022.

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