Confindustria Vicenza

Meccanica vicentina: anche nel principale settore della provincia, la stagnazione si fa sentire

Produzione leggermente negativa. Il fatturato extra UE fa +1%

VI30062 | Comunicazioni associative

Sulla base delle rilevazioni congiunturali condotte da Confindustria Vicenza, nel terzo trimestre 2019 (in riferimento al medesimo periodo dell’anno precedente) le aziende vicentine del settore metalmeccanico confermano il trend del tessuto produttivo vicentino, nei mesi tra luglio e settembre, che il Presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi ha ribattezzato “Economia dello zero (rifedendosi ad una crescita nulla).

Il settore meccanico di Vicenza quindi, di gran lunga il più “corposo” della provincia per numero di aziende e occupati, fa segnare una decrescita della produzione industriale dello 0,66%.

Negativo anche il dato del fatturato interno, con il mercato italiano che rallenta dello 0,22%.

Il dato, tipicamente anticiclico, dell’occupazione, fa segnare un +1,35%, in linea e che si spiega con quando più volte denunciato negli scorsi mesi dagli imprenditori berici, specialmente del settore meccanico ed elettrico, che denotano scarsità di candidati per occupare i posti di lavoro a disposizione nelle aziende della loro filiera.

La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 31%, aumenta per il 28% mentre cala per il 41% delle aziende (saldo pari a -13) ed il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 29% dei casi.

Nonostante la qualità dell’industria metalmeccanica ed elettronica a Vicenza e, in generale, nel Paese sia al top in Europa e nel mondo – spiega Laura Dalla Vecchia, Presidente della Sezione Meccanica Metallurgica ed Elettronica di Confindustria Vicenza –, il rallentamento dell’economia mondiale, i fattori geo politici in Medio Oriente, gli scenari di guerre commerciali tra Stati Uniti e Cina e l’avvicinarsi della Brexit producono effetti negativi in quei Paesi e in quei settori come il nostro a forte vocazione esportatrice. Un capitolo specifico andrebbe dedicato alla Germania Paese traino del Continente verso il quale la nostra metalmeccanica esporta di più. La caduta produttiva metalmeccanica pari a 5 punti percentuali nell’arco di un anno si ripercuote inevitabilmente sulle nostre dinamiche. In virtù di tutto questo, è chiaro che nel processo di rinnovamento contrattuale in corso, noi non possiamo che ribadire la posizione tenuta in questi anni da Federmeccanica per cui, fermo restando che il contratto Nazionale deve garantire l’adeguamento dei minimi agli scostamenti dell’inflazione reale, la ricchezza dovrà essere distribuita la dove si produce, ovvero in azienda, ma dopo che è stata prodotta e non a prescindere. In questo senso, riteniamo anche necessario che il Governo riduca il cuneo fiscale, partendo dalla tassazione del lavoro dipendente. Va invece garantita e salvaguardata la scelta del contratto 2016 per cui è prevista l’assistenza sanitaria integrativa gratuita per tutti i dipendenti e loro familiari, l’incremento della contribuzione a carico del datore di lavoro relativa alla previdenza complementare, il diritto soggettivo alla formazione, i flexible benefits che nel 2019 hanno un valore di 200 euro per dipendente”.

A livello nazionale, i dati della 152esima indagine congiunturale di Federmeccanica confermano il proseguimento della fase recessiva in atto a partire dai primi mesi del 2018 e non emergono nelle previsioni a breve segnali di miglioramento della congiuntura settoriale. Nel terzo trimestre dell’anno in corso, sulla base dei dati di fonte ISTAT, i volumi di produzione evidenziano una caduta pari all’1% rispetto al precedente trimestre e del 2% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente.

Complessivamente nei primi nove mesi del 2019 l’attività produttiva metalmeccanica è diminuita del 2,5% rispetto all’anno precedente con risultati negativi diffusi alla quasi totalità dei comparti che compongono l’aggregato. Le attività metallurgiche hanno evidenziato una flessione media dei volumi pari al 2,3%, quelle relative ai prodotti in metallo del 3,5% e la meccanica strumentale del 2,2%.

La produzione di autoveicoli è crollata del 9,2% mentre, si è registrato un moderato incremento per la produzione di apparecchiature per telecomunicazioni e strumenti di precisione (+1,2%) ed una significativa crescita (+4,3%) per il comparto degli altri mezzi di trasporto (costruzioni di locomotive, di navi ed imbarcazioni e di aeromobili e veicoli spaziali).

La realtà congiunturale del nostro settore è oggettivamente difficile - ha dichiarato Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica – In questo quadro generale a tinte fosche emergono specifiche criticità di settori chiave della nostra industria come l’Automotive, snodo centrale per la diffusione di tecnologia e la creazione di occupazione. Anche il primo anello della fornitura di materia prima come la siderurgia aggiunge ulteriore preoccupazione alle difficoltà del comparto. Ci preoccupano gli scenari relativi all’ex Ilva, perché le sue sorti sono determinanti per la metalmeccanica, per l’Industria e più in generale per il Paese. Il rallentamento dell’economia mondiale, i fattori geo-politici in medio oriente, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e l’avvicinarsi della Brexit producono effetti negativi in quei Paesi e in quei settori come il nostro a forte vocazione esportatrice. Un capitolo specifico andrebbe dedicato alla Germania: la caduta produttiva metalmeccanica pari a 5 punti percentuali nell’arco di un anno si ripercuote inevitabilmente sulle nostre dinamiche”.

Il diffuso peggioramento osservato risulta imputabile da un lato alla debolezza della domanda interna, in particolare a quella per beni di investimento in macchine ed attrezzature e mezzi di trasporto, e dall’altro ad una inversione delle dinamiche esportative che nei primi nove mesi dell’anno hanno evidenziato una contrazione in valore pari allo 0,8%. In particolare, i flussi di prodotti metalmeccanici diretti all’estero hanno registrato flessioni verso la Francia (2,2%) e la Germania (-1,4%), paesi che da soli assorbono quasi il 25% delle nostre esportazioni complessive ma diminuzioni più consistenti si sono avute verso la Turchia (-14,9%) e la Cina (-6,4%).

Relativamente al fattore lavoro, nei primi 9 mesi dell’anno, sono state autorizzate nel settore metalmeccanico 92 milioni di ore corrispondenti a circa 100.000 lavoratori a tempo pieno non utilizzati nei processi produttivi. L’incremento, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, è stato mediamente pari al +57,9% con un picco del 95,4% per le ore autorizzate di CIG straordinaria.

Nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti, sempre con riferimento al periodo gennaio – settembre 2019, l’occupazione è diminuita mediamente dell’1% e le ore pro-capite lavorate si sono contratte dello 0,4%. Sulla base dei dati desunti dall’indagine congiunturale Federmeccanica, le prospettive occupazionali a 6 mesi, dopo aver evidenziato dinamiche positive ma cedenti nel corso delle rilevazioni più recenti risultano, ora, negative.

Nonostante le difficoltà economiche e produttive che il settore metalmeccanico sta vivendo a partire dai primi mesi del 2018 – spiega Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica -, abbiamo rilevato tra le nostre aziende una maggiore diffusione del premio di risultato. Si va quindi affermando il principio della distribuzione della ricchezza dopo che è stata prodotta e dove viene prodotta. Come emerge dal campione che riguarda 500 imprese con oltre 100 dipendenti, il premio di risultato è presente nel 57% delle aziende e ben il 13% lo ha introdotto a partire dal 2016 - dato questo in linea con il 14% di un diverso Campione oggetto di distinta indagine condotta da Federmeccanica attraverso i territori -. Nel 64% dei casi l’ammontare del premio è risultato inoltre, superiore a quello precedentemente erogato”.

    Iscriviti e scopri tutti i vantaggi di essere un nostro associato

    L'Associazione ha tra i suoi obiettivi principali quello di accrescere la cultura d'impresa

    Loading...