Confindustria Vicenza

Produzione e vendite: il periodo del lockdown ha fatto segnare crolli peggiori della crisi 2009

I dati sono stati rilevati dall’analisi congiunturale di Confindustria Vicenza per il periodo aprile-giugno 2020.

VI31527 | Credito e finanza

“Come prevedibile, il periodo del lockdown, che coincide con questa rilevazione, ha provocato un crollo della produzione e delle vendite sul mercato interno. Il riflesso si è avuto anche sull’export anche se, come sempre, il mercato comunitario è quello su cui le aziende vicentine si esprimono meglio e quindi quello che, in questa tragedia, ha sofferto meno”, il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi commenta con pragmatico realismo i dati della 148^ indagine congiunturale degli Industriali berici relativa al secondo trimestre 2020.

 

PRODUZIONE E MERCATI

La produzione industriale del campione di aziende vicentine analizzato fa segnare un -23,1% rispetto al II trimestre 2019, un calo superiore al peggior dato che si registrò durante la crisi del 2009 (-19,63% del secondo trimestre).

A fronte del 77% delle aziende che dichiara cali della produzione, solo il 10,4% delle ditte evidenzia aumenti produttivi, determinando un saldo di opinione pari a -66,6 (-42,8 nel precedente trimestre; +6,4 nel II trimestre dello scorso anno). Il numero di aziende che denuncia un livello produttivo insoddisfacente rappresenta il 71% del totale.

Le vendite sul mercato interno sono a -24% (il precedente record negativo fu il -17,6 del medesimo trimestre del 2009) mentre l’export verso i mercati extra UE registra un -22% (-15,2 nel primo trimestre 2009 fu il peggior dato della crisi).

Sotto la soglia psicologica del -20% fa segnare il calo dell’export verso i mercati UE che chiudono il trimestre del lockdown a -17,9%, ‘solo’ due punti percentuali peggio del record della crisi 2009.

È chiaro che stiamo parlando di un periodo straordinario e bisogna contestualizzare questo crollo nella giusta maniera – spiega Vescovi -. Le cause di questi risultati non si devono cercare all’interno del sistema economico e finanziario, come fu per la crisi, e quindi da una parte c’è la speranza che un rimbalzo possa esserci già nel terzo trimestre e qualche segnale in questo senso c’è. Dall’altra dobbiamo comunque rimboccarci le maniche e trovare nuove soluzioni per adattarci al nuovo contesto per poter riprendere a produrre e proporre i nostri prodotti e servizi sui mercati mondiali prima e meglio della concorrenza. Nel 2009 si registrarono fino a 7 trimestri, ovvero quasi due anni, di cali consecutivi; contiamo che questa volta la reazione sarà più rapida. Soprattutto se il Paese, in armonia con gli altri stati UE, riuscirà a sfruttare lo sforzo economico espresso dagli scostamenti di bilancio e dal prossimo Recovery Fund per investimenti e per interventi strutturali”.

 

ORDINI

La profondità dell’impatto sul sistema industriale è confermata anche dalla situazione degli ordini. La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 18%, aumenta per il 15% mentre cala per il 67% delle aziende (saldo pari a -52) ed il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi soltanto nel 15% dei casi.

 

LIQUIDITÀ E INCASSI

Rispetto al I trimestre 2020 diminuisce leggermente la percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità (25%), mentre aumenta in modo sensibile la percentuale di imprese che lamenta ritardi negli incassi (41%).

 

PREZZI

Nel II trimestre, i prezzi delle materie prime sono leggermente diminuiti (-0,8%), mentre i prezzi dei prodotti finiti sono rimati pressoché invariati.

 

OCCUPAZIONE

Nel periodo aprile-giugno 2020 l’occupazione segna una riduzione del numero di addetti pari al -1,97%.

Il 68% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, l’11% l’ha aumentato, mentre il 21% ha ridotto la propria forza lavoro.

“Che l’occupazione sia calata di poco rispetto al crollo produttivo – precisa il Presidente di Confindustria Vicenza – è anche qui facilmente spiegabile. Da una parte Vicenza è una provincia fortemente manifatturiera e quindi, rispetto ad altre zone magari più legate al turismo, fa meno ricorso a stagionali che quest’anno, purtroppo, hanno subito più di tutti gli effetti delle chiusure e delle restrizioni. Dall’altra, chiaramente, c’è stato il blocco dei licenziamenti e l’utilizzo molto diffuso, in quanto necessario vista la chiusura forzata, della cassa integrazione Covid”.



Photo by Cleyder Duque on Pexels

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