Confindustria Vicenza

Vescovi: "L'Italia nel 2039 dovrà essere attrattiva per i ventenni di allora che nascono oggi"

L'intervista del Presidente a Il Giornale di Vicenza a una settimana dall'Assemblea con il Ministro dello Sviluppo Economico.

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Vogliamo dare un messaggio chiaro: c'è bisogno di una visione e di un obiettivo di lungo periodo, 20 anni, appunto. L'Italia nel 2039 dovrà essere attrattiva per i ventenni di allora che nascono oggi, compresi gli stranieri che abbiano voglia di spendere le proprie competenze da noi”, questa la prima affermazione del Presidente Luciano Vescovi contenuta nell'intervista a Marino Smiderle pubblicata su Il Giornale di Vicenza domenica 15 settembre, a una settimana dall'Assemblea Generale 2019 di Confindustria Vicenza, intitolata “ITALIA 2019. Chi nasce oggi che Paese troverà tra vent’anni?”.
 

Di seguito l'intervista:

 

Pensa che con questo nuovo governo torneranno a valere le competenze?

Questa è la scommessa aperta. L'investimento numero uno deve essere la scuola. Dirò di più, la rivoluzione di cui ha bisogno l'Italia è incentrata nella scuola. Se non partiamo da questa consapevolezza, nel 2039 saremo già in declino.

 

Un anno fa, in occasione dell'ultima assemblea di Confindustria Vicenza ospitata da Renzo Rosso alla Diesel, Vincenzo Boccia confidava nel programma pro imprese della Lega e criticava i troppi no del M5S. Ora al posto della Lega è subentrato il Pd, con i 5 stelle sempre in sella. Lega scaricata?

Confindustria non ha mai appoggiato alcun partito, ovviamente. Di sicuro la Lega in Veneto ha raccolto molti voti grazie anche alla sua vicinanza alle piccole imprese, alle partite Iva. Poi, quando è stata al governo con i 5 stelle ha commesso due grandi errori, a cominciare dal subappalto ai grillini di temi chiave come lavoro, politica industriale e politica economica. Il risultato è stato che non è stata fatta politica industriale, che la politica del lavoro è stata sbagliata concettualmente e che la politica economica si è tradotta in redistribuzione e assistenzialismo.

 

E il secondo errore?

È stato commesso in Europa. Aver rinunciato a giocare la partita in Europa ha consentito agli altri di riempire la casella. Conte e il M5s hanno riempito la casella votando per Ursula von der Leyen. Così ha fatto pure l'ungherese Orban, in teoria alleato di Salvini a cui ha però lasciato il cerino in mano.

 

Alle Europee, però, la Lega ha fatto il pieno di voti, raggiungendo in Veneto il suo massimo storico. Come si spiega?

Io l'ho detto altre volte, per me la Lega di Zaia, dei governatori del Nord, è una Lega che ha un profilo moderato, molto vicino al contesto manifatturiero. Ho la sensazione che a Roma si siano lasciati travolgere dal centralismo imperante. Anche se sulle infrastrutture, vedi lo sblocco della Tav e della Pedemontana, se non ci fosse stata la Lega a quest'ora i 5 stelle avrebbero cancellato tutto.

 

I 5 stelle ora hanno cambiato partner in modo disinvolto ma il governo rientra nella logica delle democrazie parlamentari. Cosa ne pensa del fatto che gli stessi 5 stelle avevano creato per la prima volta il ministero della democrazia diretta?

Giocare con la democrazia diretta e con la piattaforma Rousseau è molto pericoloso. Così come è pericolosa l'anarchia di internet: noi riteniamo fondamentale l'approfondimento e ci preoccupa l'ansia da prestazione dei politici di oggi che si traduce in provvedimenti caotici e confusionari. Guai a replicare questo modello che ha svuotato il ruolo del parlamento.

 

Veramente in agenda c'è anche la riduzione del numero dei parlamentari...

Riduzione dei parlamentari? Piuttosto bisogna togliere la sensazione che il parlamento non serva a niente: di quali discussioni parlamentari importanti ha memoria, a eccezione delle baruffe, negli ultimi anni?

 

Il Veneto ha detto chiaramente con un referendum che vuole l'autonomia e nel nuovo governo c'è Francesco Boccia, uno che se potesse l'autonomia del Veneto la incenerirebbe, al posto di Erika Stefani. Come la vede?

L'aspettativa di cambiamento istituzionale in Veneto è altissima e la delusione perché quel progetto sia stato bloccato è ancora più alta. Speriamo che non comincino con manovre furbesche per annacquarlo. Siamo consapevoli che 23 materie siano forse eccessive, però quando partono dicendo che di tutto si può parlare tranne che di scuola, ecco, noi siamo in totale disaccordo. La scuola italiana è un grande apparato pubblico con oltre un milione di addetti, seconda solo, come numero, ai militari americani. Vogliamo continuare a gestirla come abbiamo fatto finora?

 

Il Pd ha già detto che vuole mettere mano alla politica sull'immigrazione adottata da Salvini. Tutto da rifare anche qui?

No. Attenzione a non smontare le cose buone che sono state fatte. Quello che funziona non va toccato.

 

I dati diffusi da Confindustria relativi al secondo trimestre dell'anno dicono che l'economia di Vicenza è ferma. Ricette per rimetterla in moto?

È vero, siamo fermi. Ma lo siamo perché facciamo parte di un sistema Europa e di un sistema mondo che arranca, per vari motivi. La Germania ha avuto uno stop violento per il dieselgate, per i dazi, tanto che l'automotive perde parecchi colpi.

 

E Vicenza che è notoriamente legata agli starnuti della Germania rischia di prendere la polmonite...

Non solo per gli starnuti della Germania. Trump, per esempio, è imprevedibile, si vede circondato da Mercedes e Bmw e spara un tweet contro, passando poi ai fatti. E poi ci sono le tensioni legate alla Russia, all'Iran e tutto questo porta incertezza, porta a frenare gli investimenti. In queste condizioni possiamo permetterci una struttura di governo fragile? No. Devi essere solido. Sennò cominci a volare via.

 

Mario Draghi ha di nuovo abbassato i tassi in Bce, ora siamo a meno 0,5%. Basterà?

Gli economisti la chiamano trappola della liquidità. Draghi rilancia in modo deciso ma il problema è: la liquidità creata fin qui che fine ha fatto in dieci anni? Ha finito col finanziare il debito pubblico e creare risparmio.

 

Grazie a questa politica ora anche molti titoli di stato italiani hanno tassi negativi. Come si deve usare questa fase favorevole?

Il debito pubblico sta godendo di un bonus grazie proprio ai tassi negativi: saremmo degli scellerati se lo sperperassimo. Il mio timore è vedere repliche delle Alitalia e dei "Salva Roma". Occorre fare arrivare queste risorse agli investimenti veri.

 

Negli ultimi mesi due grandi realtà industriali vicentine come i gruppi Forgital e Mastrotto sono state acquisite da fondi esteri. Siete più preoccupati o orgogliosi?

Da qualche parte tutti questi soldi che girano nel sistema devono andare. Le due grandi realtà citate sono state create dalla abilità e dalla capacità in decenni di lavoro. La preoccupazione c'è ma c'è anche la soddisfazione nel vedere che la Mevis acquisisce Euromeccanica e investe nel territorio. E che il gruppo Zambon che investe tanto a Vicenza.

 

Sarà così di qui al 2039?

Per tutelare il manifatturiero, ripeto, bisogna che ci sia un progetto paese di lungo periodo, fino al 2039. Se non lo creiamo c'è il rischio, appunto, che gli imprenditori si disamorino e vendano. Se ti trovi in un paese in cui si pensa solo alle elezioni di ottobre dell'Umbria, ti viene da accettare l'offerta più conveniente e monetizzare. Quando invece l'Italia ha tutto per diventare il primo paese al mondo per tante cose. Partiamo col rendere il paese attrattivo per il lavoro.

 

Senta, la giunta di Vicenza cambia i pezzi del motore a ogni curva e molti ricambi sono legati allo stallo dell'operazione Aim. Che idea si è fatto?

Mi sento di dire a tutti gli amministratori pubblici vicentini che bisogna privilegiare la condivisione di progetti, a prescindere dal colore politico, e fissare obiettivi comuni.

 

E Aim?

Le utilities di paese non vanno da nessuna parte. Servono investimenti importanti per far fronte al cambiamento epocale del mercato dell'energia, dei rifiuti. La visione deve essere allargata e priva di provincialismo. Ecco, il provincialismo è il nemico numero uno dei veneti. Quando invece Aim dovrebbe essere trattata come un'operazione industriale prima che politica.

 

Per la prima volta a un'assemblea di Confindustria Vicenza arriva un ministro grillino, quello dello sviluppo economico Stefano Patuanelli. Come si deve interpretare questa svolta?

Abbiamo invitato il ministro qualche minuto dopo il suo giuramento e non posso che apprezzare l'attenzione che ha voluto riservare alla nostra assemblea, ovvero agli imprenditori e alle istituzioni che in quell'occasione rappresenteranno non solo Vicenza, ma il Veneto e il Nordest. È un bel segnale di apertura, lo ascolteremo con interesse e credo che lui avrà molto interesse ad ascoltare quello che avremo da dire noi.

 

Ultima postilla politica. Achille Variati sarà sottosegretario agli Interni, ma non crede che il nord e il Veneto siano comunque poco rappresentati in questo governo?

È un bene che sia entrato nella compagine di governo, peraltro in un ministero di peso che si occupa di tematiche molto sentite nel nostro territorio, una persona come Achille Variati. Non solo perché è vicentino, il che ovviamente non può che farci piacere, ma soprattutto perché ha un curriculum di amministratore che l'ha portato a conoscere bene i problemi e a lavorare in sinergia con gli attori della nostra provincia, senza alcuna preclusione e con un atteggiamento molto pragmatico. Siamo felici che queste sue capacità siano messe al servizio della politica nazionale.

 

Basterà per far valere le ragioni del nord e del Veneto?

Detto che al nord Pd e 5 stelle non è che avessero eletto così tanti rappresentanti, il premier Giuseppe Conte avrebbe potuto forse fare di più se avesse nominato Variati ministro. A parte questo, non credo sia interesse di nessuno mettere in un angolo le ragioni e gli interessi dell'Italia che produce.

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