Confindustria Vicenza

Bando Impresa Sicura, Confindustria Vicenza: “Una presa per i fondelli sulla pelle di chi lavora”

Il presidente Luciano Vescovi: “Così il futuro Stato-imprenditore vuole gestire le aziende? Se ne occuperà sempre il Commissario straordinario?"

VI31118 | MEDIA

"Una vergogna sia per la cifra, 50 milioni per la sicurezza di 17 milioni di persone che lavorano, sia per le modalità, click day”, Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, commenta così gli esiti del bando Invitalia denominato Impresa Sicura il quale, come indica il sito stesso dell’agenzia del Ministero dell’Economia, è “rivolto alle aziende che vogliono chiedere un rimborso per le spese sostenute per l’acquisto di DPI, finalizzati al contenimento e al contrasto dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”.

Ho ricevuto le telefonate di decine di imprenditori imbufaliti - continua Vescovi - non tanto per il contributo che non riceveranno, ma per la presa per i fondelli che questo bando ha rappresentato per l’impresa e per i lavoratori. Ci sono professionisti che han speso 3-4 ore di lavoro, quindi forze levate alla creazione di valore aggiunto, per compilare debitamente la domanda… per poi venir scalzati perché il click è arrivato 1,046 secondi dopo l’apertura del bando. La prossima volta assoldiamo dei giocatori professionisti di videogiochi, perché qui è una questione di abilità e coordinazione occhio-mano, non certo di correttezza o qualità della domanda.

Non so se ha più alcun senso chiedere che il Sistema Paese ci stia vicino, neanche che non ci danneggi: siamo a livello per cui dobbiamo sperare che per lo meno non ci prenda in giro. Solo che questa volta la presa in giro riguarda letteralmente la pelle delle persone. Si chiede alle aziende - giustissimamente, io sono il primo ad essere rigido su questo - di essere serie e responsabili e di dotarsi di tutti i dispositivi di protezione fin da subito. Noi lo facciamo, anche oltre gli obblighi di legge, e poi veniamo derisi in questo modo”.

E in merito alla dotazione del bando, Vescovi prosegue: “Non siamo certo nati ieri, non pretendiamo che lo Stato rimborsi tutte le spese di tutte le aziende per una calamità di questa dimensione. Sarebbe bello, ma non è tecnicamente possibile. Giustamente è stato proposto un aiuto, come contributo parziale. Ma si possono destinare 50 milioni? Dobbiamo considerarlo come il valore che lo Stato assegna al suo contributo per la sicurezza delle persone? Bastava meno di metà di quanto è stato regalato ad Alitalia solo nell’ultima tranche, oltre 3 miliardi di euro, per soddisfare tutte le domande. Sono queste le priorità del Paese, per il Governo? È così che il futuro Stato-imprenditore, evocato da qualcuno, ha intenzione di gestire le aziende? Se ne occuperà sempre l’AD di Invitalia che, come Commissario straordinario all’emergenza, ha già dato prova delle proprie qualità organizzative e di politiche di prezzo con la questione mascherine?

Ancora una volta, ritorna il mancato confronto con le imprese e l’economia reale: “La cosa più drammatica - insiste Vescovi - è che ciò che è successo non possa considerarsi una sorpresa. Questo è già accaduto ed è già stato contestato: non si è fatto niente. Errare è umano, perseverare è diabolico.

Ci sono tanti modi e possibilità di costruire e gestire un incentivo, possibile che si persevera con la lotteria del click day?

Mai una volta che ascoltino le aziende che possono tranquillamente evidenziare quali sono le esigenze e le difficoltà. Si eviterebbero così un sacco di problemi e costi, per i privati e per lo Stato.

Come per la questione della responsabilità penale e civile del datore di lavoro, visto che il contagio è, in modo totalmente inappropriato, considerato infortunio. Ci voleva tanto a confrontarsi con le imprese? Avrebbero subito evidenziato la criticità per cui poi, dopo una mobilitazione di Confindustria in tutto il paese, Inail, il Ministero e il Parlamento han dovuto chiarire ed emendare la questione.

Cambiamo metodo? Cerchiamo di trovare un modo per far le cose fatte bene al primo colpo?

Ora non è più tempo di scherzare, perché qui si scherza con il lavoro delle persone, stiamo scherzando con le persone e le famiglie. Basta.

Infine, il Presidente degli Industriali di Vicenza fa un appello: “Chiediamo, ora, che ci sia almeno un parziale scorrimento e quindi rifinanziamento; che si trovi il modo di recuperare gli altri, magari in sede di conversione del decreto Rilancio, visto che si parla di 55 miliardi. Che i debiti, per lo meno, si facciano per cause giuste e utili, come i dispositivi di sicurezza sul lavoro”.



Photo by Claudio Schwarz on Unsplash

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