Confindustria Vicenza

Responsabilità dell'impresa per il contagio. Vescovi: "Escludere chi applica protocolli"

"La nota Inail, dopo sollecitazioni di Confindustria, sana vulnus solo in parte. Chiediamo formale provvedimento"

VI31064 | MEDIA

A seguito della nota dell'Inail che specifica come "dal riconoscimento del contagio come infortunio sul lavoro non deriva automaticamente una responsabilità del datore di lavoro" per cui "non si possono confondere, infatti, i criteri applicati dall’Inail per il riconoscimento di un indennizzo a un lavoratore infortunato con quelli totalmente diversi che valgono in sede penale e civile, dove l’eventuale responsabilità del datore di lavoro deve essere rigorosamente accertata attraverso la prova del dolo o della colpa"; si è pubblicamente espresso, a nome degli imprenditori, il Presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi.

"La preoccupazione dei nostri imprenditori è giustamente molto alta perché, purtroppo, ancora una volta, gli annunci e i contro annunci hanno creato una confusione che forse solo oggi, con una nota dell’Inail, è stata in parte sanata - afferma Vescovi -. Almeno si specifica, seppur non tempestivamente e dopo un gran lavoro fatto da Confindustria che ha raccolto le forti preoccupazioni di tutti gli imprenditori, che l’infortunio è slegato dalla responsabilità civile e penale dell’imprenditore, il quale è responsabile solo se son dimostrati dolo o colpa. Se ci sono. Sarebbe assurdo il contrario. 

Rimane comunque inconcepibile che questa pandemia che ha colpito il mondo sia considerato infortunio sul lavoro e non malattia, qui da noi.
Comprensibile che lo sia nell’ambito della sanità, visto che si tratta di professionisti che sono sottoposti a determinati rischi. Ma questo non ha alcun senso per chi, di mestiere, fa altro. 
È davvero una follia pensare che sia un infortunio sul lavoro quando un lavoratore, che per esempio opera in un grande capannone in cui in 3000 metri quadri ci sono 5 persone ben distanziate, con guanti e mascherina, risulta positivo.
Come si fa a dire che si è contagiato in azienda quando da lunedì
(18 maggio, ndr) si potrà probabilmente andare da amici e nei negozi, oltre che, come già oggi, dai congiunti e al supermercato?

Confindustria continuerà a chiedere un formale provvedimento che chiarisca questa situazione, escludendo le imprese che hanno applicato con rigorosità i protocolli definiti con il Governo e controfirmati dai sindacati da eventuali responsabilità connesse a quanto ipotizzato dalle attuali disposizioni.
In forza anche del fatto che molte aziende applicano standard molto superiori a quelli previsti".

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